lunedì 31 agosto 2015

Quando la laicità lede la libertà di culto

Riporto un articolo da me scritto qualche mese fa sul tema del velo integrale. Mi spiace che l'immagine non si veda. 

La società odierna è sempre più multietnica. Occidente e Oriente sono in continuo contatto e numerose masse di popolazione emigrano da una parte all’altra del mondo, soprattutto dal Medio Oriente verso l’Europa. L’immigrazione controllata e legale è sicuramente una fonte di ricchezza per il paese ospitante, spesso però la convivenza tra culture tradizionalmente diverse porta a delle problematiche di difficile soluzione che dividono l’opinione pubblica. Una di queste è il diritto di poter circolare in luoghi pubblici con il niqab (o burqa), ossia il velo integrale, per le donne musulmane. A seguito del terrorismo fondamentalista islamico, alcuni paesi europei, come la Francia, hanno deciso di vietarne l’uso nei luoghi pubblici, mentre altri, come l’Inghilterra, hanno deciso di non adottare questo provvedimento lasciando libertà di scelta ai propri cittadini. In questi paesi la percentuale di abitanti islamici è elevata rispetto all’Italia, dove le donne col velo integrale non arrivano a cinquanta; nonostante ciò, nella penisola nostrana è un tema piuttosto sentito. In Italia vige il divieto di circolare col volto coperto a meno di un giustificato motivo e quello culturale è considerato un giustificato motivo.
Ci sono alcuni aspetti di questo tema da dover tenere in considerazione per eseguire un’analisi lucida del problema prima di potersi sbilanciare. Innanzitutto la maggior parte dei fedeli musulmani sono contrari al niqab perché non è menzionato nel Corano. In secondo luogo le donne che lo indossano non sono obbligate a farlo (salvo ovviamente eccezioni o alcune sette integraliste mediorientali); in realtà, il più delle volte, vengono obbligate a toglierlo perché le
famiglie sono contrarie. Un altro fatto da tenere in considerazione è la diversa cultura collettiva degli stessi paesi ospitanti. Secondo gli inglesi, infatti, sarebbe impensabile proibire ad una persona di indossare il velo integrale, in quanto lederebbe la sua libertà. In Francia invece, è in corso da tempo un processo di secolarizzazione della società, quindi proibire il niqab o il burqa, considerati elementi di culto, nei luoghi pubblici è perfettamente in linea con il loro pensiero, la legge infatti vieta qualsiasi segno religioso.
Bisogna sottolineare che in Francia, nonostante il divieto (in vigore dal 2011), il numero delle donne che indossano il velo integrale non è diminuito di un numero significante. Le proteste, a volte purtroppo anche violente, non si sono fatte attendere. Nel 2014, la Corte europea ha respinto il ricorso contro la suddetta legge sostenendo che non viola la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Partendo da queste premesse si potrebbe provare a fare qualche ragionamento, tenendo in considerazione che una giusta soluzione probabilmente non esiste, visto che anche i due paesi pionieri dell’occidentalizzazione sono su due linee di pensiero diametralmente opposte.
Lo Stato ha sicuramente il diritto di sapere chi circola sul proprio suolo pubblico e oggettivamente il velo integrale è un impedimento al riconoscimento. Detto ciò, privare a un soggetto di poter praticare la propria fede come meglio preferisce (senza andare a ledere la libertà altrui), sembra una forzatura, soprattutto in un paese che si definisce democratico. La legge che vige in Italia pare probabilmente la più democratica, salvo ovviamente l’obbligo di riconoscibilità quando ve ne sia la necessità o comunque di fronte ad un ufficiale pubblico.
Il processo di secolarizzazione della società francese, che mira alla completa laicizzazione dello Stato, è giustissimo sotto ogni punto di vista teorico. Nella pratica però, uno Stato che si definisce laico deve garantire uguali trattamenti alle diverse comunità religiose presenti sul suo suolo. Con questa legge, ad una minoranza della comunità musulmana, viene negato un loro diritto. I luoghi pubblici devono essere giustamente “ripuliti” da segni e simboli religiosi, ma le persone che li frequentano dovrebbero poter continuare ad essere cristiane, musulmane, ebre, induiste e ecc. senza dover nascondere il proprio Credo e la propria Fede.
Molto spesso questo tema viene trattato con paura, scetticismo e anche stereotipi. La convinzione più comune è quella, già accennata, della non scelta di queste donne. Agli occhi di una persona occidentale risulta difficile che una donna possa indossare il velo integrale di sua spontanea volontà. I dati però smentiscono questa diceria. Difficilmente si può essere favorevoli a questo estremismo religioso, poiché anche il ramo dell’Islam moderato e con più fedeli è contrario. Nonostante questo, si può tranquillamente essere in disaccordo con queste donne ma rispettare la loro scelta.
I pregiudizi occidentali vengono posti a un livello più importante rispetto alla fede, seppur estremizzata, di una minoranza religiosa.
La paura più grande dell’Occidente è quella degli attacchi terroristici: il viso coperto e quindi la conseguente impossibilità di un veloce riconoscimento in una situazione immediata, piuttosto che da una telecamera, potrebbe favorire i fondamentalisti islamici. Questa paura è chiaramente fondata e giustificata, e le società occidentali (ma non solo, anche i paesi islamici sono molto spesso nel mirino dei terroristi fondamentalisti) hanno il diritto e il dovere di difendersi. Non risulta però che la scelta tra imporre il divieto per il velo integrale o meno sia proporzionale agli attacchi terroristici, proprio perché non risultano collegamenti tra le donne utilizzatrici del niqab e del burqa e gli integralisti. Gli attacchi continuano indifferentemente da tutto ciò.
Secondo molti, il viso coperto è una mancanza di rispetto verso l’altro interlocutore durante un dialogo, il variare delle espressioni del viso mostra il nostro grado d’interesse. Verissimo, ma questo non sembra sufficiente per poter obbligare una persona a privarsi di una sua convinzione religiosa di infinita importanza.
Secondo altri la libertà di poter circolare con il viso coperto è un serio ostacolo all’integrazione. Probabilmente è così, ma una migliore conoscenza della fede musulmana, da parte della società occidentale, favorirebbe maggiormente la convivenza di queste due realtà e si scoprirebbe che i punti in comune sono maggiori rispetto a quelli contrastanti. Conseguentemente a questo, la società, ripulita da pregiudizi e stereotipi, riuscirebbe ad accettare e rispettare la scelta di queste donne: accettare e rispettare, senza doverla obbligatoriamente condividerla.

Marco Petruolo

domenica 30 agosto 2015

Breve descrizione del blog

Ciao a tutti, è la prima volta che entro nel mondo dei blog. Ho svariati hobby: fumetti, sport, cinema, serie tv, libri, etc; e visto che mi piace scrivere ho pensato fosse una buona idea far coincidere tutto ciò e provare a condividere i miei pensieri e le mie idee in questo modo. Non solo, mi piacerebbe anche affrontare argomenti con un altro tipo di spessore; siamo nell'era del 2.0 e i fatti internazionale e nazionali sono una realtà alla portata di tutti e il mio punto di vista su determinati avvenimenti potrebbe interessare a qualcuno, o almeno lo spero.
Questo blog quindi non ha un argomento specifico e soprattutto io non sono un esperto in un determinato campo e molto probabilmente la somma di questi due fattori sarà il motivo per il quale questo blog non lo leggerà nessuno.
Detto ciò, ho finito questa breve descrizione; sinceramente non ho idea se si debba scrivere o meno una descrizione in un blog e soprattutto se la si debba scrivere in un post. Comunque sia, auguro a tutti una buona giornata.